SICO assicura il futuro della chirurgia oncologica

Il presidente Marcello Deraco: «La nostra missione è mettere insieme le competenze di tutti coloro che operano il cancro e anche degli specialisti delle discipline affini»

La chirurgia oncologica rappresenta una delle sfide più complesse e delicate della medicina moderna. Non si tratta soltanto di rimuovere un tumore: attorno al gesto tecnico si intrecciano la conoscenza delle terapie integrate, la capacità di lavorare in team multidisciplinari e la sensibilità di accompagnare i pazienti lungo percorsi che spesso sono lunghi e difficili. È un ambito in continua evoluzione, spinto dalle nuove tecnologie ma anche messo alla prova da carenze strutturali e da un calo di vocazioni tra i giovani medici.

MISSIONE

In questo scenario si colloca la Società Italiana di Chirurgia Oncologica (SICO), che nel 2026 festeggerà i suoi primi cinquant’anni di vita. Fondata nel 1976, è oggi una delle società mediche più longeve del nostro Paese. «La nostra missione – spiega il dottor Marcello Deraco, presidente di SICO – è quella di mettere insieme le competenze di tutti coloro che si occupano della chirurgia dei tumori e degli specialisti delle discipline affini. Oggi contiamo circa un migliaio di iscritti, e almeno cinquecento partecipano attivamente alle attività scientifiche e formative».

GIOVANI

Un dato incoraggiante è la presenza di molti giovani. «Oltre due terzi degli associati hanno meno di quarant’anni – sottolinea Deraco – e questo ci fa ben sperare. Tuttavia, viviamo una crisi generale di vocazione: nell’ultima call per le specializzazioni in chirurgia generale è stato coperto solo il 50% dei posti disponibili. Inoltre, spesso già dal secondo anno di corso i giovani vengono chiamati a coprire turni ospedalieri, con inevitabili ricadute sulla loro formazione». L’Italia, come gran parte dell’Europa, non dispone di una scuola di specializzazione in chirurgia oncologica. «È un’area grigia – osserva Deraco – La società europea ha presentato una mozione alla Commissione per istituirla, ma la risposta è stata che ogni Paese deve attivarsi per conto proprio. Ecco perché SICO ha un ruolo fondamentale: costruire il chirurgo oncologo attraverso formazione, educazione e ricerca».

GRUPPI DI LAVORO

La struttura della società si regge sugli Onco Team, gruppi di lavoro dedicati alle singole patologie: dal colon-retto ai tumori del pancreas, del fegato, della mammella, fino ai tumori rari e cutanei. «Questi team elaborano studi multicentrici, scrivono lavori che vengono pubblicati su riviste internazionali e si riuniscono ogni anno al mid-term meeting per fare il punto sui progetti». Grande attenzione è rivolta ai giovani con la Fondazione SICO e la Fellowship chirurgia oncologica, un programma formativo portato avanti dai professori Alessandro Gronchi, Gaia Spolverato e dalla dottoressa Isabella Frigerio, che consente ai chirurghi già specializzati di perfezionarsi per due anni in un settore della chirurgia oncologica. «Abbiamo già attivato cinque fellowship – spiega Deraco – e al prossimo congresso ne selezioneremo altre tre. È un investimento concreto sul futuro della disciplina».

PAZIENTI

La società si batte anche per la centralizzazione dei pazienti nei centri di riferimento, soprattutto per le patologie più complesse. «La cura di un tumore – sottolinea Deraco – non può essere dispersa in tanti piccoli centri. Seguire le linee guida e riferire i pazienti agli ospedali ad alto volume è essenziale per ottenere risultati migliori ed evitare un’inutile frammentazione dei pazienti tra i vari centri». Tecnologie come la chirurgia robotica e l’intelligenza artificiale stanno aprendo nuove prospettive, ma per Deraco il cuore resta la competenza del chirurgo. «Il nostro compito – conclude – è unire la scienza con la formazione e l’organizzazione dei servizi. Solo così possiamo garantire ai pazienti cure sempre più efficaci e un futuro più solido alla chirurgia oncologica».

 

Clicca sull’immagine per leggere l’articolo originale su Focus